WG1: Comandante Zero di Efrem


Comandante Zero
di Efrem

Prologo-Si riparte da zero
Per tutti era un eroe e lui questo non lo aveva mai capito. Aveva più volte cercato di darsi una spiegazione di quel sentimento, quasi una venerazione, che tutti provavano per lui; sarà stato per il colore della sua pelle, più chiaro rispetto a quello della sua gente, o per essere l’unico ad aver avuto l’opportunità di studiare. Ma continuava a non capire.
Non apparteneva neppure a quei villaggi ma da quel primo incontro non se ne era mai più distaccato.
Era esile e bello, sembrava fragile e non aver mai paura, aveva sempre le parole giuste, dedicava la stessa attenzione a cìò che gli era intorno, che si trattasse di un bimbo alle prese con una sbucciatura o dell’avanguardia nemica nella guerriglia.
Il nome lo aveva scelto lui, Comandante Zero, perchè diceva che per cambiare il mondo bisognava ripartire da capo. Da zero.

Parte Prima-La mia rivoluzione
La mia gente è stanca e non per la fatica.
La mia gente non ne può più e non del duro lavoro.
La mia gente non riconosce il vostro governo usurpatore.
La mia gente ha deciso di insorgere, perchè non ha paura, ed è pronta a morire purchè i loro figli abbiano una vita degna di tale nome.
La nostra è una rivolta pacifica che non disdegnerà di usare le armi se sarà necessario; combattiamo in nome di tutti gli oppressi della Terra, diamo voce ai muti, scriviamo in nome degli analfabeti e studiamo al posto degli ignoranti.
La nostra rivolta non inizia ora e qui, noi siamo i figli delle idee di Zapata in Messico, di Che Guevara a Cuba, di Mandela in Sudafrica, di Gandhi in India, degli studenti in Cina, dei partigiani in Italia, degli operai della Polonia, dei neri negli Stati Uniti e di tutti i diritti negati nel Mondo.
La nostra rivoltà non si arresterà fino a quando non sarete stati completamente annientati. Vi diciamo ciò perché vogliamo dare la possibilità a lei, signor (!?)Cadillo, e a tutti i suoi mercenari, di potervi ritirare, deporre le armi e restituire il potere al popolo sovrano, così da evitare inutili spargimenti di sangue ed ulteriori sofferenze alla popolazione.
In caso contrario sapete dove siamo ma non preoccupatevi di venirci a trovare: vi coglieremo nel sonno del vostro riposo, nelle tavole dei vostri banchetti, nei giorni della nostra notte, nel tramonto della nostra alba.
Siamo pronti a tutto e ve ne accorgerete.
Siamo disposti a trattare solo alle condizioni che seguono:
istantanea ritirata delle truppe del vostro esercito;
fine dell’embargo;
dismissione di tutti i terreni confiscati;
rilascio di tutti i prigionieri politici;
immediate elezioni democratiche.
E’ tutto, per adesso.
Con la certezza che dormirete preoccupati, il vostro amato Comandante Zero vi saluta e manda un grosso bacio alle vostre donne.

Parte Seconda-La forza della libertà
L’offensiva delle truppe governative era davvero dura. Se ero consapevole sin dall’inizio che le nostre richieste non sarebbero mai state accettate, seppi solo successivamente che il riferimento alle loro donne nella mia lettera fece arrabbiare così tanto Cadillo che nel leggere quelle righe ruppe il bicchiere di cristallo, con il quale sorseggiava il suo solito Cognac, e si ferì seriamente alla mano.
Il mio maggiore cruccio nei giorni della guerriglia era quello di tenere uniti i ranghi, di mantenere alto il morale dei miei uomini. Ero seriamente preoccupato da questo aspetto e mi scervellavo nel trovare la maniera per non far pesare loro, oltremodo, le durissime condizioni nei boschi, gli stenti inumani, le gravi perdite di amici e parenti.
Ma mio padre, come spesso accadeva, aveva ragione. Lui mi ripeteva in continuazione che gli ideali sono tutto nella vita: “fa qualcosa nella quale credi e tutto ti risulterà più semplice; non è detto che raggiungerai l’obiettivo, ma se ci credi con tutto te stesso vuol dire che avrai fatto tutto ciò che si poteva tentare”.
Gli uomini e le donne dei villaggi erano così stanchi dei soprusi, così impazienti di conoscere quella libertà della quale io spesso parlavo loro, che erano proprio pronti a tutto pur di fronteggiare gli oppressori.
Ed in effetti avevamo resistito più di quanto ognuno di noi potesse solo immaginare e ancora di più di quanto pensasse Cadillo; la nostra strenua lotta aveva fatto il giro del Paese e ormai tutti parlavano di noi, del Comandante Zero e dei suoi uomini senza paura. Di giorno in giorno altri villaggi si univano alla rivolta e le perdite venivano così numericamente bilanciate dai nuovi arruolamenti.
Fu così che giungemmo alle porte della cittadina di San Carlos, pronti per quella battaglia unanimamente ritenuta quella decisiva.

Epilogo-Santo Zero
Avevo deciso di raccontare a mio nipote la vera storia del Comandante Zero nel giorno del suo tredicesimo compleanno. Dal giorno in cui fui nominato leader delle popolazioni in rivolta, tutti coloro che conoscevamo la mia identità tennero stretto il segreto; quelle stesse persone erano tutte scomparse negli anni, chi in battaglia, chi di malattia e chi vecchiaia. L’ultima a lasciarci era stata Elena, due giorni prima. Nessuno di loro aveva mai rivelato a nessuno chi si fosse celato per tutto quel tempo dietro il nome di Comandante Zero.
Non era necessario che continuassi a raccontare la mia storia, mio nipote la conosceva a perfezione. Ma mai avrebbe immaginato che quel volto che lui e molti dei suoi coetanei avevano appeso nella propria cameretta, quel nome che campeggiava sulle bandiere che sventolavano nelle piazze delle cittadine, fosse il mio. I suoi occhi rimasero sbarrati per tutto il tempo e non riuscì a proferire parola.
Avevo sempre creduto di essere un buon esempio per lui, lo avevo cresciuto e guidato al posto di suo padre, e di più potevo solo desiderare di essere ricordato come un eroe.
Sapevo che le mie condizioni di salute non mi avrebbero permesso di vedere molte altre lune ma non avevo compreso che il mio tempo finisse quel giorno. Ricordo soltanto quella lacrima nascere dagli occhi bruni del mio nipotino e morire nel suo splendido sorriso. Credo di non averlo mai visto felice come quel giorno.
Adesso cerco di proteggerlo da quassù, dove grazie alla gente posso continuare a fare quello che ho sempre fatto.
Mi chiamano Santo Zero, dicono che sono il protettore dei rivoluzionari di tutto il mondo.

  1. 31 gennaio 2010 alle 15:12

    Ciao, molto bello questo racconto, e molto bella anche l’idea del vostro gioco.
    Se posso però dare un consiglio allo scrittore di questo racconto, trovo che l’inizio della “Parte seconda” sia un pò brutto.
    “[…]seppi solo successivamente che il riferimento alle loro donne nella mia lettera fece arrabbiare così tanto Cadillo che nel leggere quelle righe ruppe il bicchiere di cristallo, con il quale sorseggiava il suo solito Cognac, e si ferì seriamente alla mano.[…]”
    In questa parte infatti si passa da una visione generale dalla faccenda, ad un dettaglio particolare, ovvero il bicchiere di cristallo pieno di cognac che si rompe ferendo la mano. Secondo me è un passaggio troppo brusco, che rovina il filo del racconto^^
    Per il resto, nonostante sia molto sintetico, l’ho trovato apprezzabile. 🙂

    Michael.

    P.s. anche io scrivo racconti, se siete interessati: http://folliedellamenteaspirantescrittore.blogspot.com/

  2. Efrem
    31 gennaio 2010 alle 17:10

    Un conto è partecipare, un altro giudicare a cose fatte. Comunque grazie dei consigli, io non sono uno scrittore, mi piace giocare a WriteGame perchè mi diverte e mi permette di scrivere, cosa che altrimenti non farei spesso.
    Ciao

  3. 31 gennaio 2010 alle 17:17

    “Un conto è partecipare, un altro giudicare a cose fatte.” Mi sembra di notare un certo fastidio in questa frase, eppure non ne vedo il motivo. Ho solo espresso un giudizio sul tuo scritto, tra l’altro positivo, sottolineando l’unico punto che mi sembrava scritto male, per il semplice motivo che ritengo che le critiche siano molto più utili dei complimenti per migliorarsi.

  4. Efrem
    31 gennaio 2010 alle 21:29

    E infatti ti ho ringraziato. Se poi vuoi confrontarti sul campo, ti do appuntamento al prossimo WG.

  5. 1 febbraio 2010 alle 00:11

    Ah ok, no è che mi sembrava fossi risentito del mio commento 🙂
    Comunque, no, non credo che parteciperò, come ho già detto in un altro commento, mi piace il gioco, ma non mi piace scrivere seguendo una scaletta altrui. Potrei partecipare solamente se si trattasse di un argomento che mi piace particolarmente e se mi venisse una buona idea, ma di solito ci metto molto ad elaborare qualcosa di buono, e mi sembra che i tempi di consegna di un WG siano molto ridotti^^ Se però vuoi leggere i miei racconti, e magari criticarli, sono sul mio blog^^

    Alla prossima^^

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